E’ proprio vero il detto “Occhio non vede, Cuore non duole”…

L’episodio che ha visto Steve McCurry sulla graticola della critica Italiana e non solo, ha risvegliato in me il desiderio di approfondire un tema dietro il quale si nascondono ignoranza e sterile speculazione, il cui messaggio risulta seguire la cieca cultura di un periodo medievale da cui non riusciamo a liberarci, nel rispetto del quale si vuole credere che solo le fotografie pure sono quelle che possono essere accettate.

Ma qual’è l’argomento del contendere?

Anche in fotografia esistono le scuole di pensiero. Quelli che ritengono che la foto debba essere scattata e stampata. Quelli invece che ritengono che lo scatto debba essere sottoposto ad un attento sviluppo prima della stampa. Post Produzione si o no? Insomma, l’eterna discussione sul sesso degli angeli…

Una fotografia è il frutto del ciclo di vita di un importante lavoro, che va dalla preparazione, allo scatto, allo sviluppo sino alla pubblicazione, sia essa su stampa o su video. Dallo scatto all’immagine, l’autore segue un processo che porta il fotogramma alla sua maturazione finale. Non possiamo pensare che una foto sia riconducibile solo al momento dello scatto o semplicemente a ciò che il fotografo vedeva nel mirino.

Siamo abituati a pensare che le foto del periodo della pellicola erano più autentiche, perchè dallo scatto allo sviluppo non c’era il tanto discusso foto ritocco.

Niente di più falso!

Se avessimo potuto portare una stessa pellicola o il singolo fotogramma, a 10 laboratori per lo sviluppo e la stampa, avremmo ottenuto 10 risultati diversi! Proprio perchè ogni laboratorio praticava un suo specifico e caratteristico sviluppo.

Ma poi, perchè ostinarsi a dire che una foto è autentica se non è stata trattata? Ma cosa vuol dire Trattata o Ritoccata?

Ciò che vediamo in una foto è il frutto di un lavoro, di un processo che ha visto il momento in cui è stato colto un istante di vita, quindi composto e subito dopo scattato, per poi essere  sviluppato ed in fine pubblicato! Oggi, diversamente da un decennio fa’, è l’autore dello scatto che segue il processo sino all’immagine. Un tempo c’era il fotografo ed il laboratorio. Non c’erano i computer e la traduzione dello scatto veniva fatta in un posto buio, anonimo e lontano da qualunque riflettore. E proprio il laboratorio di “oggi” ha incastrato McCurry, perchè lui ha scattato ed il laboratorio ha sviluppato, producendo un risultato così mal concio che la rete lo ha sottoposto alla inquisizione!

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Ma torniamo indietro di qualche anno e cerchiamo di capire se il peccato di McCurry è veramente oggetto di così tanta scandalosa attenzione.

Nel 1970 un grave caso di cronaca investe gli Stati Uniti d’America ed un anonimo fotografo cattura un momento che rappresenta tutta la tragicità di quell’orrendo episodio. La foto però aveva un difetto che tutti si sarebbero accorti e la strada che essa ha seuito per essere candidata al premio Pulitzer, non sarebbe stata probabilmente possibile. Così un altrettanto anonimo sviluppatore ha effettuato una correzione per eliminare il difetto. Per anni questa foto ha girato il mondo per raccontare la tragedia di quel momento e nessuno ha mai saputo di quella correzione, finchè un giorno molto lontano da quel momento venne svelato il segreto.

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Ma se andiamo ancora più indietro nel tempo, possiamo trovare altro materiale sull’argomento molto interessante, testimonianza indelebile di un processo di sviluppo e correzione dello scatto per offrire ciò che il fotografo o il soggetto avrebbero voluto.

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Non è facile insomma liberare l’osservatore dalla trappola di un pensiero comune ed invece accettare che una foto, se risulta bella e colpisce, essa è così e basta. Quale il senso di capire o sapere se è stato aumentato il contrasto, se saturato il colore rosso oppure cancellato un palo?

Liberare l’osservazione da vincoli falsamente culturali rende libero l’animo di recepire il vero significato di una foto.

Una foto colpisce perchè scrive e trasmette un messaggio e non è il sapere con quale penna è stata scritta o quante cancellazioni ci sono nel testo che ne aumenta o diminuisce la sua bellezza!

 

Osvaldo Ciurleo ©

 

 

 

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